Menu Chiudi

La vita accanto – Mariapia Veladiano

La vita accanto La vita accanto è il  romanzo d’esordio dell’autrice. Vincitore del premio Calvino 2010, nel giugno del 2011 è entrato a far parte della cinquina dei finalisti dello Strega.

La vita accanto è storia di una bambina ingabbiata dentro un corpo brutto, e da esso condizionata. Rebecca comprende, fin dall’infanzia, quale sarà il suo ruolo nel mondo: marginale, confinato in una zona d’ombra, alla larga dagli sguardi altrui. Per tutta la vita è sempre attenta a calibrare le parole, controllare i movimenti del proprio corpo, a non essere indiscreta o inopportuna, a non arrecare disturbo: una vita trattenendo il respiro e tutto ciò a causa della sua bruttezza. Ma la bellezza le si manifesta con tutta la sua forza attraverso la meraviglia della musica: impara a suonare il piano. La storia di un riscatto difficile, ma tenace. 

Un libro sul dolore e sul non giudicare. Sullo sguardo che accoglie, e sulla possibilità di fare la strada insieme; una lettura che cattura e rimane impressa nella memoria.

Buona lettura

Passa leggera con le zampette

morbide di scoiattolo

e non sente le carezze del mio silenzio.

quattro anni due mesi e ventinove giorni

L’adolescenza sorprese a tradimento la mia vita e la schiantò con la furia indifferente e sciatta di un uragano, senza che nessuno se ne accorgesse. Avevo già perso Lucilla allora, o almeno lo credevo, e anche la maestra Albertina, che aveva lasciato il posto a una schiera di professori cinerini dalla voce secca come un frustino, che chiamavano gli studenti per cognome confondendoli come i pedoni degli scacchi e come i pedoni li spostavano qua e là per la classe ogni volta che nasceva un brusio ritenuto sedizioso.

[…]

Quando sei nata tu, tua madre si ammalò di depressione. Capita a quasi tutte le donne. Niente di nuovo. Gli ormoni che hanno lavorato per nove mesi si sono sfiancati a costruire la vita cellula per cellula, tessuto per tessuto, e dopo aver finito il lavoro si lasciano andare. Poi passa. Di solito c’è un marito che fa quel che si deve in questo periodo, oppure dei nonni. Tua madre non li ha avuti. Neanch’io, ma avevo la musica.

[…]
Dopo la mia nascita la vita di mia madre era diventato un piano inclinato. Non aveva nemmeno lottato. Nessuno le aveva afferrato la mano dall’alto oppure lanciato una corda. Per egoismo, impossibilità, inadeguatezza. Nel suo deformato mondo interiore mio padre era il bugiardo il cui amore riguardoso e impotente otteneva l’unico effetto di serrare il cerchio del suo delirio e per questo veniva punito col silenzio.
Forse all’inizio era solo una provocazione, un gioco che aveva fatto prigioniero il giocatore e nessun cavaliere senza macchia e senza paura aveva sfidato l’incantesimo. Mio padre le era rimasto vicino ma le parole che la sera cercavano la strada verso la mente di mia madre, non le toccavano il cuore.
Cosa importa del mondo degli altri quando i nostri sentimenti ci hanno abbandonato e rimane solo l’offesa per l’inganno subito? Da chi dichiarava una passione che non sa di limiti e misure e invece si è fermato davanti al nostro male, dalla vita che aveva promesso e invece ha tradito, da Dio che avevamo tanto pregato e invece si è rivelato indifferente.
Mia madre confondeva dolore e rancore e non sapeva leggere nel garbo rispettoso e incerto di mio padre lo specchio della propria debolezza.
E lui aveva lasciato che capitasse.