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Marcovaldo, Eroe modesto e grandissimo – Gramellini

MARCOVALDO

EROE MODESTO E GRANDISSIMO

Se tu tratti un bambino da adulto, risveglierai l’adulto dentro il bambino e, nel tempo, il bambino dentro l’adulto. 


MASSIMO GRAMELLINI

Si parla tanto dei cibi dell’anima, legati ai sapori dell’infanzia. Ma esistono anche i libri dell’anima. I primi che prendemmo in mano, dopo quelli ascoltati dalla voce della mamma. I primi che abbiamo letto da soli e sui quali abbiamo imparato a sognare. Per provare un brivido non è necessario rileggerli, basta guardare le copertine allineate sullo scaffale. Hanno gli angoli smussati e i rivestimenti di plastica trasparente su cui è rimasta l’ombra di un pezzo di scotch. Basta guardarli, dicevo, perché dentro si scateni una tempesta dolce. 

I miei libri dell’anima risalgono al tempo delle elementari e hanno tutti l’inconfondibile sagoma bianca delle vecchie collane Einaudi. «Il sergente nella neve», «Il bosco degli urogalli», «Il taglio del bosco», «L’isola», «Se questo è un uomo», «La tregua». Mario Rigoni Stern, Carlo Cassola, Giani Stuparich, e naturalmente Primo Levi. Fu la mia adorata maestra a farceli adottare come letture estive. Non erano storie facili per dei bimbi di dieci anni. Ma se tu tratti un bambino da adulto, risveglierai l’adulto dentro il bambino e, nel tempo, il bambino dentro l’adulto.

La lista dei libri dell’anima sarebbe incompleta senza il più simile al mio temperamento: «Marcovaldo, ovvero le stagioni in città» di Italo Calvino. Questo scrittore inafferrabile l’ho sempre immaginato come un fauno dei boschi. La leggerezza non si è limitato a teorizzarla in un saggio immortale. L’ha praticata nelle sue opere. Anche in questa, che ha per protagonista il padre poetico di Fantozzi. Marcovaldo è un manovale che frequenta un lavoro frustrante, una moglie con cui parla soltanto di debiti, una vita e una città entrambe grigie. Ma esiste una fiamma interiore che lo purifica. Uno sguardo bucolico che lo porta ad appassionarsi ai funghi che crescono nell’aiuola alla fermata del tram. O a fantasticare la notte alla finestra del suo piccolo appartamento, osservando un cartellone pubblicitario luminoso che ogni venti secondi si spegne per mostrare a intermittenza la luna. Piccoli desideri, slanci goffi ma sempre dignitosi. Marcovaldo fa ridere e anche un po’ pena. Eppure ti lascia addosso una sensazione di fierezza. C’è qualcosa di enorme in quell’uomo modestissimo, che è stato il mio primo eroe letterario e lo rimarrà per sempre.

Marcovaldo
di Italo Calvino
1963

Da: www.lastampa.it